Sito della Liturgia Carmelitana

Liturgia Carmelitana

Questo sito nasce nel 2017 per condividere i testi liturgici dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi in italiano e altri testi utili. E’ curato dalla Commissione Liturgica dei Carmelitani Scalzi della Provincia Ligure.

 

  • Una nota della Curia dell’Arcidiocesi di Crotone-Santa Severina pubblicato sul portale dell’Arcidiocesi di Milano, a seguito di una S. Messa celebrata da un prete della diocesi dei Milano su un “materassino gonfiabile” sul mare….questa nota serve anche a noi per ricentrare, mettere ordine, riscoprire e ridare il giusto senso, significato, importanza e serietà, di cosa sia la celebrazione dell’Eucaristia… Il principale sacramento del Cristianesimo che, per mezzo della transustanziazione (il pane che diventa corpo e il vino che diventa sangue) del pane e del vino ( materia del sacramento) e tramite le parole del sacerdote “questo è il mio corpo” e “questo è il calice del mio sangue” ( forma del sacramento), continua l’incarnazione del Verbo (Gesù Cristo) e attua la comunione dei fedeli con il Redentore.

Solo da quest’ultime parole dovremmo capire e assimilare la serietà e la valenza della celebrazione della S. Messa….(altro che dire la S. Messa su un materassino ad acqua…sic!)

Riscoprire la bellezza dei segni liturgici   (qui a lato la nota che puoi aprire, leggere e anche stampare)

Qui sotto, in un video, Papa Francesco spiega il significato della celebrazione Eucaristica in una udienza del Mercoledì mattina.

 

LITURGIA DELLA PAROLA E LITURGIA EUCARISTICA

APPROFONDIMENTI  per conoscere e capire…La Parola e il Pane: l’unità delle due mense

Nella celebrazione liturgica, la liturgia della Parola e la liturgia del sacramento sono così strettamente legate da costituire un unico atto di culto. Uno solo e identico, infatti, è il Pane di Vita che si dona ai fedeli, nella forma della Parola e del sacramento. Si tratta di due momenti speculari nelle loro dinamiche: come nella liturgia eucaristica l’umanità del pane diventa sacramento della divinità del corpo, così nella liturgia della Parola l’umanità della voce permette alla lettera delle Scrittura, sigillata nel libro, di diventare parola viva del Dio vivente; come nella comunione mastichiamo e assimiliamo in noi il sacramento eucaristico, così nella liturgia della Parola spezziamo la Parola, la mastichiamo per assimilarci ad essa. Come i discepoli di Emmaus, anche noi, seguendo il sentiero della celebrazione eucaristica, siamo illuminati da quelle parole che invitano a riconoscerlo presente nei gesti e nelle parole del ultima cena: “Questo è il mio corpo”, “Questo è il calice del mio sangue”. Come nella Pasqua di Gesù si compie ogni sua parola, così nel sacramento eucaristico si compie la liturgia della Parola.

Come far trasparire questa verità nelle nostre celebrazioni? Anzitutto vigilando perché i due momenti della celebrazione sacramentale siano equilibrati e proporzionati nella durata e nel ritmo. Una liturgia della Parola troppo lunga e “pesante” fatalmente costringe a sveltire i gesti e le preghiere della liturgia eucaristica; anche là dove ciò non accadesse, si espone il rito ad una lunghezza eccessiva, che fa giungere stanchi al cuore della celebrazione. All’opposto, una liturgia della Parola troppo scarna e frettolosa (è il caso di certe messe feriali, o di certe celebrazioni sacramentali, come il battesimo), quando non totalmente assente (è il caso del sacramento della Penitenza), mortifica il senso dell’assemblea convocata dalla parola del Signore, che può ricevere il dono di Dio solo in un atteggiamento di ascolto e disponibilità. Da qui l’invito generale a custodire la sapienza della forma della liturgia, obbedendo alla sua struttura fondamentale: ad esempio, non inserendo di norma, nella liturgia della comunità parrocchiale, altri elementi che ne oscurano l’impianto di fondo (la liturgia delle ore, l’adorazione, meditazioni bibliche dentro la messa…).

Un secondo suggerimento è quello di valorizzare gli elementi eucaristici presenti nella liturgia della Parola, come il rendimento di grazie (nell’acclamazione: “Rendiamo grazie a Dio”), il sacrificio delle labbra che confessano il suo nome (nel Credo) e fanno salire a Dio la supplica per l’intera umanità (nella preghiera dei fedeli, che in modo significativo costituisce il raccordo con la liturgia del sacrificio eucaristico). Allo stesso modo, si può valorizzare la presenza della Parola ascoltata nei riti di comunione, riscoprendo la funzione rituale dell’antifona di comunione, proposta dal Messale.

Infine possono essere valorizzate alcune corrispondenze tra le due mense: – il luogo liturgico dell’altare e dell’ambone, che nella loro forma e nella scelta dei materiali devono richiamarsi a vicenda e dialogare tra loro, pur nel rispetto della centralità dell’altare; – l’acclamazione che sigilla la proclamazione delle letture (“Parola di Dio”), cui segue la risposta di lode, e l’acclamazione con cui è offerto il dono della comunione eucaristica (“Il corpo di Cristo”), cui segue l’adesione della fede; – il silenzio di meditazione che è bene lasciare dopo l’omelia e il silenzio di adorazione e ringraziamento che è bene far seguire alla comunione; – l’orazione che chiude la liturgia della Parola, che può far risuonare i temi delle letture ascoltate e commentate, e l’orazione che chiude i riti di comunione, che come un’eco fa risuonare e commenta l’esperienza della comunione eucaristica. (Ufficio Liturgico della Diocesi di Torino)

La Parola è come il Pane

La “Giornata della Parola di Dio” è un’iniziativa proposta da Papa Francesco a tutta la Chiesa nella Lettera “Misericordia et Misera” a conclusione del Giubileo della Misericordia: “Sarebbe opportuno che ogni comunità, in una domenica dell’Anno liturgico, potesse rinnovare l’impegno per la diffusione, la conoscenza e l’approfondimento della Sacra Scrittura: una domenica dedicata interamente alla Parola di Dio, per comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo. Non mancherà la creatività per arricchire questo momento con iniziative che stimolinoi credenti ad essere strumenti vivi di trasmissione della Parola” (n. 7). Una giornata per rimettere al centro della vita, accanto all’Eucaristia, l’ascolto della Sacra Scrittura, attraverso esperienze e momenti di lettura, approfondimento e riflessione spirituale da vivere in comunità.

Parola: la preghiera dei fedeli

Tutta la Liturgia della Parola si svolge nel ritmo dell’ascolto e della risposta. La Parola di Dio, infatti, è viva: bussa per essere accolta, attende per suscitare una risposta, scuote per provocare una conversione. Dopo averla udita essa scende nel cuore per toccarlo, così da rivoltarlo nello Spirito. A volte consola, a volte ferisce. La sua corsa, poi, risale sulle labbra per suscitare una risposta e raggiungere le mani, ispirando gesti di amore, di perdono, di laborioso lavoro nel campo della vita. Vi è, infine, la risposta che si fa preghiera, invocazione, supplica: è la preghiera universale o dei fedeli.

Parola: il Ministero del lettore

Nella celebrazione liturgica, è un dato di fatto affidare a un lettore il compito di proclamare le Scritture. Tuttavia, l’impressione, è che non sia considerato un vero e proprio ministero ma un semplice compito da espletare. Qual è l’identità del lettore? Quello del lettore è un ministero molto antico, che sin dalle prime comunità cristiane appare come un servizio stabile, istituito e stimato. Il riconoscimento di questo ministero all’interno della celebrazione (attraverso la processione di introito, il luogo in ci si siede) è in realtà tutto relativo alla parola, di cui il lettore è umile ministro, esposto tra la necessità di coinvolgersi totalmente (perché la Parola sia viva ed efficace) e di espropriarsi di sé, scomparendo dietro la Parola. La creazione di un gruppo aperto di lettori, garantirebbe il giusto equilibrio tra la stabilità che onora il ministero e l’intercambiabilità. Quando di parla di formazione dei lettori occorre distinguere diversi piani di lavoro. Per prima cosa, ma non unica, occorre una preparazione tecnica che permetta di fare il salto dal “leggere le letture” alla “proclamazione” della Parola di Dio. Tale competenza si acquisisce con pazienza e costanza partecipando, per quanto è possibile, a corsi specifici. Non è infatti sufficiente saper legger, ma occorre che il lettore presti la sua voce alla Parola, perché questa risuoni nelle orecchie, nella mente e nel cuore dei fedeli che partecipano alla celebrazione. Parallelamente alla formazione tecnica potrebbe essere opportuno, all’inizio di ogni anno pastorale, proporre un tema liturgico di approfondimento. E’ poi importante aver cura di individuare nuovi lettori, guardandosi intorno “con occhi nuovi” (il gruppo lettori non deve essere un gruppo chiuso di inamovibili): la celebrazione feriale potrebbe essere un primo momento per invitarli a provare e verificarne l’attitudine. (Ufficio Liturgico della Diocesi di Como)