BEATO ALFONSO MARIA DELLO SPIRITO SANTO
(JOZEF MAZUREK)

1891 – 1944

Memoria facoltativa, 12 giugno

Giuseppe Mazurek nacque il 1° marzo 1891 a Baranówka, vicino a Lubartów, in Polonia. Nel 1908 entrò nell’Ordine dei Carmelitani Scalzi a Czerna, prendendo il nome di Fra Alfonso Maria dello Spirito Santo. Dopo aver emesso i voti, studiò a Cracovia, Linz e Vienna, dove il 16 luglio 1916 fu ordinato sacerdote. Dal 1920 al 1930 lavorò nel seminario minore dei Carmelitani Scalzi a Wadowice come professore ed educatore dei ragazzi. Dal 1930 ricoprì l’incarico di Priore ed economo del convento di Czerna.

Attento e delicato nei vari servizi comunitari e assiduo nel ministero delle confessioni, incoraggiava tutti a una tenera e solida devozione alla Madonna. II suo zelo apostolico e la fedeltà al Signore erano il frutto di una continua preghiera e devozione a Gesù Crocifisso.

Rimase fedele alla propria vocazione durante gli anni della persecuzione nazista. Venne catturato e fucilato dai nazisti il 28 agosto 1944 a Nawojowa Góra, presso Krzeszowice: rese l’anima a Dio pregando il rosario.

È stato beatificato da San Giovanni Paolo II il 13 giugno 1999 a Varsavia, insieme a 107 martiri polacchi. È sepolto nel Santuario carmelitano di San Giuseppe a Wadowice.

Da Dizionario Carmelitano, Roma 2008.

 

Dai «Discorsi» di san Giovanni Paolo II, papa
(pronunciati a Bygoszcz e a Wadowice, OR 7-8 giugno 1999, p. 11; 18 giugno 1999, p. 4)

«Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,10). Questa beatitudine in modo particolare ci pone davanti agli occhi gli eventi del Venerdì Santo. Cristo condanna­to a morte come un malfattore, e poi crocifisso. Sul Cal­vario sembrava che fosse abbandonato da Dio e in balia dello scherno degli uomini.

Il Vangelo che Cristo annunziava, venne allora sottopo­sto ad una prova radicale: «È il re d’Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo» (Mt 27,42); così gridavano quanti furono testimoni di quell’evento. Cristo non scende dalla croce poiché è fedele al suo Vangelo. Sof­fre l’ingiustizia umana. Solo in questo modo, infatti, può compiere la giustificazione dell’uomo. Voleva che prima di tutto si verificassero su di lui le parole del di­scorso della montagna: «Beati voi quando [gli uomini] vi insul­teranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegra­tevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi» (Mt 5,11-12).

A chi ancora si riferiscono queste parole? A molti, a molti uomini ai quali, nel corso della storia dell’umanit­à, fu dato di soffrire la persecuzione per causa della giu­stizia. Sappiamo che i primi tre secoli dopo Cristo furo­no segnati da persecuzioni talvolta terribili, specialmen­te sotto gli imperatori romani, da Nerone a Diocleziano. E benché dai tempi dell’Editto di Milano esse sono state cessate, tuttavia venivano riproposte nelle varie epoche storiche in numerosi luoghi della terra.

Anche il nostro secolo ha scritto un grande martirologio. Io stesso nel corso del ventennio del mio pontificato, ho elevato alla gloria degli altari numerosi gruppi di marti­ri: giapponesi, francesi, vietnamiti, spagnoli, messicani. E quanti ve ne furono nel periodo della Seconda Guerra Mondiale e sotto il sistema totalitario comunista! Soffri­vano e davano la loro vita nei campi di sterminio hitle­riani oppure sovietici… È giunto ora il momento di ri­cordare tutte queste vittime e di rendere loro l’onore do­vuto. Questi sono dei «martiri spesso sconosciuti, quasi ‘militi ignoti’ della grande causa di Dio» – ho scritto nella Lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente (n. 7). Ed è bene che si parli di essi in terra polacca… poi­ché essa sperimentò una particolare partecipazione a questo martirologio contemporaneo… Costituiscono per noi un modello da seguire. Dal loro sangue dovremmo attingere forze per il sacrificio della nostra vita, che dobbiamo offrire a Dio ogni giorno. Sono per noi esem­pio affinché, come loro, diamo una coraggiosa testimo­nianza di fedeltà alla Croce di Cristo…

Sono lieto perché mi è stato dato di beatificare, insieme a cento e otto martiri, anche il beato Padre Alfonso Ma­ria Mazurek, alunno, e più tardi bene meri­to educatore del seminario minore annesso al convento [dei Carmeli­tani Scalzi]. Ebbi occasione di incontrarmi personal­mente con questo testimone di Cristo, che nel 1944, come priore del convento di Czerna, suggellò la sua fe­deltà a Dio con la morte del martirio. Mi inginocchio con venerazione presso le sue reliquie, che riposano pro­prio nella chiesa di san Giuseppe e rendo grazie a Dio per il dono della vita, del martirio e della santità di que­sto grande religioso.

Grazie alla comunità dei Carmelitani Scalzi della Provincia Veneta