SAN NONIO DI S. MARIA
(NUNO ÁLVARES PEREIRA)
1360 – 1431
Eroe nazionale portoghese
Frate carmelitano
Memoria facoltativa, 6 novembre
Nacque a Sernache do Bomjardim (Portogallo) il 24 giugno 1360 dal nobile Don Alvaro Gongalves Pereira, Gran Priore del priorato di Crato dell’Ordine dei Cavalieri di San San Giovanni di Gerusalemme. Nuno crebbe in mezzo ai cavalieri dipendenti di suo padre, dedito alla lettura dei fasti cavallereschi e militari della Tavola Rotonda. A tredici anni fu ammesso nella corte del re Ferdinando per essere avviato alla milizia e ben presto diede prove tali dì bravura che fu scelto, ancora tredicenne, come scudiero della regina e creato cavaliere. Avrebbe voluto rimaner celibe, ad imitazione di Galaad, il puro cavaliere del Santo Graal, ma per non contrariare il padre acconsentì a prender in sposa, il 15 agosto 1376, donna Leonora de Alvim, dalla quale ebbe tre figli: due di questi morirono presto; la terza, Beatriz, nel 1401 sposò Don Alfonso, figlio del re Giovanni I, conte di Barcelos e primo duca di Braganza, capostipite di non poche dinastie principesche e regali d’Europa.
Durante la guerra tra Portogallo e Castiglia Nuno ebbe molte occasioni di dimostrare il suo valore, anche durante la crisi politica seguita alla morte del re Ferdinando (22 ottobre 1383). Tra i sostenitori del diritto di Beatriz — figlia del defunto re Ferdinando e moglie del re di Castiglia — al trono del Portogallo, si trovavano non pochi portoghesi, tra cui gli stessi fratelli di Nuno. Questi, però si oppose tenacemente all’incorporazione del Portogallo nel regno di Castiglia e, per tutelare l’indipendenza nazionale, difese la candidatura del Mestre de Avis, Giovanni, fratello del re Ferdinando, e nello stesso tempo cercò di superare le esitazioni e l’opposizione dei suoi connazionali. Il 6 aprile 1384 Nuno vinse i seguaci del re di Castiglia nella battaglia di Atoleiros. Un anno dopo il Mestre de Avis fu proclamato re del Portogallo e scelse Nuno come suo connestabile. Così, a soli venticinque anni, Nuno diventava capo supremo dell’esercito. Il 14 agosto 1385 avvenne la battaglia di Aljubarrota con la sconfitta definitiva dei casigliani, nonostante che i portoghesi fossero in numero grandemente inferiore. Nuno passò allora all’offensiva ed in territorio castigliano ottenne un’altra gloriosa vittoria a Valverde (ottobre 1385). Atoleiros, Aljubarrota e Valverde non furono che i punti più salienti di una catena di guerriglie protrattesi per più anni.
Al valore militare Nuno congiungeva una profonda pietà cristiana; nutriva speciale devozione al Santissimo Sacramento e a Maria Santissima, assisteva ogni giorno a due Messe e nei giorni di sabato e domenica a tre. Si confessava spesso e faceva la comunione nei giorni di Natale, Pasqua, Pentecoste e nella festa dell’Assunta. In onore della Madonna digiunava ogni mercoledì, venerdì e sabato e nelle vigilie delle feste mariane, anche se era giorno di combattimento. La sua bandiera portava dipinte le sacre immagini del Crocifisso, della Madonna e dei due patroni della cavalleria, San Giacomo e San Giorgio. Prima della battaglia preparava spiritualmente i suoi soldati, esortandoli alla fiducia in Dio e facendoli accostare ai santi sacramenti. Attribuiva le sue stupende vittorie all’aiuto di Dio per intercessione della Madonna. A Valverde, nel più fitto della battaglia, quando la vittoria sembrava irraggiungibile, Nuno fu trovato in ginocchio tra due rocce, con le mani elevate al cielo in atto di preghiera. Manifestava la sua gratitudine alla Madonna facendo frequenti pellegrinaggi ai santuari mariani ed edificando chiese in suo onore. Sorsero così, a spese di Nuno, le chiese di Vila Viçosa, Souzel, Portel, Monsaraz, Mourão, Évora, Camarate, tutte dedicate a Maria, e principalmente il magnifico tempio del Carmine a Lisbona, distrutto più tardi dal terremoto del 1755. Edificò ancora una cappella a Maria Santissima e a San Giorgio nel luogo preciso in cui si trovava la sua bandiera durante la battaglia di Aljubarrota. A Estremoz completò la costruzione del tempio della Madonna dei Martiri, cominciata dal re Ferdinando. Infine sono legati al nome di Nuno il monastero e la chiesa di Santa Maria della Vittoria, capolavoro dell’architettura gotica nel Portogallo, più noti col nome di “Batalha”, fatti costruire dal re Giovanni I per commemorare la vittoria di Aljubarrota e per adempiere ad un voto fatto sullo stesso campo di battaglia. Le gesta di Nuno sono state cantate da Luís Vaz de Camões nei “Lusiadas” (canto IV, 376-411 e canto VIII, 780-784).
Dopo la morte della consorte, avvenuta nel 1387, Nuno rifiutò di passare a seconde nozze. Gli impegni militari lo avevano costretto a vivere lontano da casa sin dal 1383; e, secondo la testimonianza degli storici portoghesi, Nuno diede sempre esempio di una vita illibata e non tollerava alcuna scostumatezza tra i suoi soldati. Fu sempre generosissimo nell’assistere i bisognosi di ogni genere. Riacquistata la pace definitiva con la Castiglia, Nuno distribuì gran parte dei suoi ingenti possedimenti ai collaboratori di guerra. Nel 1415 prese parte alla spedizione portoghese a Ceuta. Il 15 agosto 1423, tra la meraviglia e lo stupore di tutto il paese, Nuno abbandonò quanto ancora possedeva e vestì l’abito carmelitano nel convento di Lisbona — anche questo fondato e dotato da lui — scegliendo lo stato dei cosiddetti frati donati e dedicandosi ai lavori più umili del convento. Si chiamò Fra Nonio di Santa Maria. Solo l’intervento del principe Don Duarte, figlio del re Giovanni I, poté impedire a Fra Nonio la realizzazione del desiderio di recarsi in un altro convento lontano dal Portogallo, onde schivare le frequenti visite di cittadini illustri. Espresse anche il desiderio di elemosinare pubblicamente il suo cibo quotidiano, ma i superiori e lo stesso principe non glielo permisero. Morì nel 1431, probabilmente il 1° aprile, dopo otto anni di vita interamente dedicata alla preghiera e alla penitenza. Ebbe funerali solennissimi, con la partecipazione di tutta la corte reale, e fu seppellito nella chiesa del Carmine di Lisbona.
La fama di santità di cui Nuno già godeva durante la vita aumentò mirabilmente dopo la sua morte per il moltiplicarsi dei prodigi e delle grazie ottenute dai fedeli presso la sua tomba. Di questi prodigi fu presto composto un elenco, conosciuto nella letteratura portoghese come “Livro dos milagres do Santo Condestável”. Il re Duarte fece porre sul sepolcro di Fra Nonio una lampada d’argento, che ardeva continuamente. Le visite alla sua tomba aumentarono in tal modo che, dopo breve tempo, furono organizzati veri e propri pellegrinaggi nei quali la devozione spontanea dei fedeli assumeva a volte il carattere di manifestazioni religiose, con canti di versi popolari esaltanti le virtù del “Conde Santo”.
Il culto pubblico ed ecclesiastico prestato al Servo di Dio aumentò costantemente. La sua festa si celebrava in uno dei primi giorni di novembre. Non si conosce, però, la data di erezione del suo primo altare. Il più antico documento che si conosca circa la sua canonizzazione è una lettera conservata nella biblioteca Mediceo-Laurenziana di Firenze (fondo Ashburnham, cod. 1792 [1716], vol. I, f. 20) e scritta il 21 luglio 1437 dal re Duarte al benedettino portoghese Giovanni Gomes, abate del monastero di Santa Maria a Firenze e intermediario tra la corte portoghese e il papa Eugenio IV, in cui il re chiede all’abate che ottenga dal papa un duplicato del decreto per il processo di canonizzazione del Santo Connestabile, non essendo giunto a Lisbona quello già spedito. In calce alla lettera è aggiunta un’orazione composta da Don Pedro, fratello del re, in onore del Servo di Dio. Successive domande di canonizzazione furono inviate alla Santa Sede nel 1641 dal re Giovanni IV e nel 1674 dall’episcopato portoghese. Nel 1894 si iniziò il processo di riconoscimento del culto immemorabile. La sentenza del giudice delegato firmata il 7 marzo 1914 fu confermata dalla Sacra Congregazione dei Riti il 15 gennaio 1918 ed approvata da Benedetto XV il 23 gennaio 1918. Il 28 maggio 1941 fu pubblicato il decreto di riassunzione della causa per la canonizzazione. Papa Benedetto XVI lo ha canonizzato il 26 aprile 2009.
di Elia Cardoso
da Santi del Carmelo, a cura di Ludovico Saggi Ocarm, Institutum Carmelitanum, Roma, 1972.