SANTA MARIA MADDALENA DE’ PAZZI
1566 – 1607
Monaca Carmelitana
Memoria, 25 maggio
Caterina De’ Pazzi (in seguito, Suor Maria Maddalena) nacquenella città di Firenze il 2 d’aprile 1566. Suo padre si chiamava messer Camillo di Gerì de’ Pazzi, e sua madre Maddalena Maria di messer Lorenzo Buondelmonti. Il giorno seguente, 3 aprile, ricevette il Battesimo nell’oratorio di S. Giovanni Battista. Il 25 febbraio 1574 entrò per la prima volta, come educanda, nel monastero di S. Giovannino dei Cavalieri e venne affidata alla sorveglianza della zia materna suor Lessandra Buondelmonti.
Il 25 marzo 1576, ricevette per la prima volta la S. Comunione all’età di dieci anni, nella chiesa di S. Giovannino, tenuta allora dai Gesuiti. Il 19 aprile fece a Dio il voto di perpetua verginità. Nel giorno di S. Andrea apostolo, 30 novembre 1578, ebbe la prima estasi, alla presenza della madre, madonna Maria, mentre si trovava verso sera nel giardino della sua villa di Parugiano presso Prato. Essendo messer Camillo de’ Pazzi, padre della santa, stato inviato dal granduca di Toscana, Francesco I, come commissario a Cortona, Caterina, il 16 marzo 1580, venne nuovamente “posta in serbo”, presso il monastero delle Cavalieresse di S. Giovannino, dietro consiglio di Pietro Bianca, gesuita, a condizione che le fosse permesso di accostarsi alla Comunione in tutti i giorni festivi, cosa insolita a quei tempi. Nella festa dell’Ascensione, trovandosi ancora in S. Giovannino, ebbe un eccesso di amore e una conoscenza straordinaria della grandezza di Dio e della sua grazia. Nel 1581 lasciò il monastero di S. Giovannino e ritornò in famiglia. Il 14 agosto 1582 entrò per quindici giorni nel monastero delle Carmelitane di S. Maria degli Angeli, per conoscerne la regola e vedere se questa poteva rispondere alla divina chiamata e alla sua particolare inclinazione. Trovandola conforme ai suoi intimi desideri, si decise nella scelta di questo monastero, aiutata anche dal fatto che le Carmelitane, per concessione eccezionale, potevano ogni giorno accostarsi alla S. Comunione.
Il 1° dicembre 1582, sabato precedente la prima domenica d’Avvento, Caterina varcò per sempre la soglia della clausura ed entrò a far parte delle monache carmelitane di S. Maria degli Angeli. Il capitolo del monastero accettò all’unanimità, l’8 dicembre, la nuova postulante. Il 3 gennaio 1583 Caterina de’ Pazzi vestì l’abito carmelitano, ed assunse il nome di suor Maria Maddalena, iniziando l’anno di noviziato. Durante l’Avvento di quell’anno ebbe un eccesso di amore simile a quello avuto da bambina nella sua villa di Partigiano; ai primi di marzo del 1584 si manifestò una malattia misteriosa:
Gli prese una mattina una gran febbre insieme co’ una veemente tossa con grandissimi dolori nella parte del petto e sotto le costole […]. Stava dì e notte sempre a sedere sul letto senza potersi mai porre a diacere per la veementia della tossa, no’ dormiva quasi mai o vero tanto poco che è cosa incredibile, il simile era del mangiare in modo che si andava consumando a poco a poco […]. Sendo stata malata due mesi, i medici la dettero per spacciata, tanto che le Madre [la priora suor Vittoria Coniugi e la maestra suor Evangelista del Giocondo] si risolverono di fargli fare la santa professione, e fu questo addì 27 di maggio 1584 la mattina della S.ma Trinità (Breve Ragguaglio, pp. 90-92).
Maria Maddalena fece la sua professione «sopra un lettino accomodato dinanzi all’altare della Vergine» (Processi, I, p. 44) e subito venne riportata nell’infermeria. Da quel momento ebbe inizio un periodo sorprendente di estasi; ogni giorno dopo la Comunione, rimaneva estatica per lo spazio di due o tre ore. Talvolta ebbe nuovi e ripetuti eccessi di amore anche durante la giornata, mentre i favori divini si rinnovavano. Il fatto durò ininterrottamente per quaranta giorni durante i quali sono da ricordare i seguenti fenomeni mistici: visione del dramma della Passione (notevole quella dell’8 giugno), scambio del suo cuore con quello di Gesù (10 giugno), prima invisibile impressione delle stimmate (28 giugno), ricevette inoltre dal Signore, alla presenza di S. Caterina da Siena e S. Agostino (6 luglio), la corona di spine, di cui porterà per tutta la vita il dolore misterioso. Guarita il 16 luglio per intercessione della Beata Maria Bagnesi, la sua vita sarà un susseguirsi di visioni, estasi, altri fenomeni mistici, penitenze e tribolazioni. La sera del 24 marzo 1585, vigilia dell’Annunciazione, le vennero scritte nel cuore, da S. Agostino, le parole «Verbum caro factum est». Il 15 aprile le furono impresse per sempre nell’anima le stimmate invisibili; il 23 aprile ricevette da Gesù l’anello, sigillo del suo mistico sposalizio con lui. Il venerdì 17 maggio ebbe l’estasi più lunga di tutte quelle avute fino allora. Iniziata nel pomeriggio del venerdì, si prolungò per quaranta ore, fino alla domenica mattina successiva. Il 21 maggio ricevette dal Signore il comando di cibarsi di pane e acqua, eccetto che nei giorni festivi, in cui avrebbe potuto prendere «cibi quadragesimali». Inoltre Gesù le ordinò di riposare solo cinque ore al giorno, sopra un saccone di paglia, in «soddisfatione dell’offese che gli son fatte» (Processi II, p. 877. Le citt. rimandano ai mss. originali delle Estasi: il numero romano indica il volume, gli altri le pp., riportate anche in margine nella ed. completa di Firenze 1960-1966).
La vigilia della Pentecoste, 8 giugno 1585, ebbe inizio il secondo grande ciclo di estasi, che si protrasse ininterrottamente per otto giorni, «nel qual tempo stette dì e notte sempre rapita in eccesso di mente, salvo che per lo spatio di circa due hore, che gli fu concesso per dir l’uffitio, pigliare un po’ di cibo e alquanto riposo. Sette volte ricevette lo Spirito Santo ogni mattina all’hora di terza in varie specie: quando di fuoco, quando di fiume, quando di colomba, quando di colonna e di altro» (Processi III, 1). Il 16 giugno, festa della Santissima Trinità, ebbe inizio la grande prova, da lei stessa chiamata «lago de’ leoni», che durerà cinque anni. La santa, aveva già trascorso un anno di desolante aridità spirituale, quando, il 20 luglio 1586 «con gran meraviglia» delle monache, andò improvvisamente in estasi, mentre stava recitando l’Ufficio divino. Ma fu questa una estasi di particolare «afflitione e dolore» (Processi IV, 9). Dio le comunicò che voleva allentare la stretta della tentazione e mitigare la prova, «insino a ottobre» per darle luce e modo di attendere ad una grande opera: «la rinnovazione della Chiesa e particolarmente de’ religiosi». Da quel giorno Maria Maddalena ebbe, di tanto in tanto, estasi simili.
Nel mese di agosto passò quattro giorni e quattro notti (dall’11 al 15) continuamente rapita, «eccetto il tempo che diceva l’uffitio divino e mangiava un po’ di pane e beveva un po’ d’acqua […] che era per breve spatio» (Processi IV, p. 10; V, p. 1). Dio le rivelò come la Chiesa aveva bisogno di riforma. Tutti erano chiamati a prestar l’opera loro. Ella, poi, aveva una speciale missione: richiamare all’urgenza del loro compito i religiosi e i più grandi dignitari della Chiesa. La santa tremò a questa rivelazione perché ciò si opponeva enormemente alla sua umiltà: avrebbe preferito mille volte la morte. Temendo di essere vittima di un inganno, ne parlò ai superiori, si consigliò con diversi religiosi noti per prudenza e santità di vita, come P. Angelo, domenicano, e P. Fabbrini, gesuita: tutti la incoraggiarono a seguire senza esitazioni gli ordini di Dio, che erano chiari, decisi, ripetuti; le fu quindi inevitabile ubbidire. Per questo motivo «scrisse alcune lettere al Sommo Pontefice et altri prelati et servi di Dio per conto di tal renovatione» (Processi V, p. 1).
Nell’ottobre del 1586 la santa lasciò il noviziato. Il 14 luglio del 1587 morì suo fratello Alamanno ed ella vide la sua anima che penava dolorosamente in purgatorio. Il 25 febbraio 1588 contemplò Gesù appassionato da cui ebbe il dono del «fascetto della Passione, come dette a S. Bernardo» (Processi IV, p. 189). Il 25 novembre (sempre del 1588) le prove durissime a cui era sottoposta (tentazione di evadere e di morire) raggiunsero il culmine. Il 30 settembre 1589 la madre Evangelista del Giocondo venne eletta maestra delle novizie e suor Maria Maddalena ricevette la carica di sottomaestra. Nel giorno di Pasqua, 22 aprile 1590, il Signore le chiese di fare «un’altra quaresima di cinquanta dì, ed essa digiunò al solito suo solo pane e acqua» fino alla festa dello Spirito Santo (10 giugno), in cui venne finalmente liberata dal «lago de’ leoni». Ricevette in premio grandi doni e comunicazioni divine. Il 24 agosto (sempre del 1590) morì sua madre, madonna Maria Buondelmonti. La contemplò «nelle pene del purgatorio allegra e contenta», e intese poi quale grande gioia le fosse preparata in paradiso per il bene e la carità che aveva fatto in vita verso il prossimo. Quindici giorni dopo, il 7 settembre, la vide entrare in paradiso fra i santi.
Il 26 marzo del 1592, in una lunga estasi, suor Maria Maddalena partecipò ai dolori della Passione, come già sette anni prima. Il 3 maggio (sempre del 1592) anno in cui le venne affidato l’ufficio di sagrestana, ebbe un grande eccesso di amore: correva per il monastero, suonava le campane per chiamare tutte le anime «ad amare l’Amore» (Processi IV, p. 708). Il 1° maggio 1595 chiese al Signore «il nudo patire». Questa domanda della santa è testimoniata, con autografo personale, dalla madre Evangelista del Giocondo, da suor Pacifica del Tovaglia, da suor Maria Cristina Pazzi e da Suor Maria Grazia Pazzi, sua nipote. Ma il Signore gliela concederà soltanto nove anni dopo. In questo stesso anno 1595 fu eletta maestra delle giovani, e nel capitolo del 2 ottobre 1598 venne scelta come maestra delle novizie.
Col 24 giugno 1604, in cui rimase rapita tutto il giorno, ebbero termine le estasi e cominciò il periodo del «nudo patire», che si protrasse fino alla morte. Il capitolo la elesse sottopriora, contro il suo desiderio, nelle elezioni del 1604. Poco dopo si ammalò ed iniziarono per lei tre anni di sofferenze fisiche e morali mai prima provate. Il 13 maggio 1607 Maria Maddalena ricevette l’Estrema Unzione; alle ore otto del venerdì 25 maggio entrò in agonia e alle 14 morì. Attorno a lei le consorelle recitarono il Simbolo di S. Atanasio, ossia la professione di fede nella Santissima Trinità, lo stesso Simbolo che aveva reso estatica la santa fin dai primi anni di vita.
Un anno dopo la morte, le monache ottennero il permesso di ritirare in clausura le spoglie della santa consorella e P. Puccini, padre confessore del monastero, presiedette alla ricognizione della salma. Appena aperta la cassa, il corpo si mostrò incorrotto. Nel 1611 iniziarono i processi per la beatificazione, dopo i numerosi miracoli ottenuti per sua intercessione. Papa Urbano VIII la beatificò l’8 maggio 1626; nel 1662 si aprì il processo per la canonizzazione. Papa Clemente IX la proclamò santa il 28 aprile 1669.
di P. Ermanno Ancilli ocd
da Santi del Carmelo, a cura di Ludovico Saggi Ocarm, Institutum Carmelitanum, Roma, 1972.